All'inizio vi era l'idea o l'aspirazione di creare tra tanti pensieri e tante prospettive qualcosa di nuovo, di affascinante, sì, ma anche di ammonitorio. Qualcosa che rimanesse nella memoria collettiva e che fosse caratteristico per la Valle di Anterselva.
"Dal 1850, i ghiacciai delle Alpi hanno perso circa la metà della loro massa e a causa delle temperature in vertiginoso aumento, si riducono sempre più rapidamente."
(da "Rapporto sul clima"- EURAC research, Bolzano)
Il gruppo delle Vedrette di Ries, che delimita la Valle di Anterselva a Ovest, a oggi è il più grande ghiacciaio contiguo dell'Alto Adige. Masse di ghiaccio che svaniscono, ghiacciai che si ritirano, permafrost che si scioglie, il tutto associato ad un forte aumento delle emissioni di gas serra, hanno ispirato il team, spronandolo a lasciare un segno. Fonti di luce mistiche e vetro simile al ghiaccio si sono fusi in un'imponente simbiosi. Questa scultura intende far riflettere e sensiblizzare la società su quanto sta accadendo. Se il ghiacciaio delle Vedrette di Ries, un tempo, era ancora ricoperto di una spessa coltre candida, le immagini più recenti mostrano con chiarezza l'evidente ritiro del ghiaccio dovuto al cambiamento climatico.
La prima attestazione del nome della vallata, “ÊNTHOLZ”, risale al 1050-1065 circa, e si ritrova nel cartulario del principato vescovile di Bressanone.
La denominazione della località Rasun è documentata negli stessi anni come “RESINE” e nel 1070 come “RASINEN”.